Stand by me e Rai Documentari presentano
“IL MISTERO MOBY PRINCE”: SU RAI2 IL DOCUMENTARIO
CHE RICOSTRUISCE LA DINAMICA DEL PIÙ GRAVE INCIDENTE
NELLA STORIA DELLA MARINA MERCANTILE ITALIANA
Una tragedia in cui persero la vita 140 persone, tre gradi di processi, decenni di indagini, due commissioni parlamentari di inchiesta e una verità non ancora del tutto svelata: “Il mistero Moby Prince” trentuno anni dopo il più grave incidente della marina mercantile italiana, racconta uno dei più oscuri misteri del nostro Paese. Un film documentario di Salvatore Gulisano, prodotto da Simona Ercolani e Stand by me per Rai Documentari, con la partecipazione straordinaria di Salvo Sottile, in onda in prima serata giovedì 20 ottobre su Rai2.
Grazie alla collaborazione diretta con la Seconda Commissione d’inchiesta della Camera dei Deputati, il documentario ripercorre trentuno anni di battaglie per la verità e per far luce sulle responsabilità di una strage senza precedenti attraverso documenti inediti, repertori unici di Rai e di TeleGranducato e la relazione finale della Commissione pubblicata il 15 settembre 2022, che delinea una dinamica dell’impatto decisamente più vicina alla realtà storica, indicando alcuni indizi decisivi sulle responsabilità di quella notte.
La notte del 10 aprile 1991, di fronte al porto di Livorno, il traghetto Moby Prince – diretto a Olbia con 141 persone a bordo – sperona la petroliera Agip Abruzzo, ferma all’ancora, e prende fuoco. L’incendio causa 140 morti, tutti passeggeri e membri dell’equipaggio del traghetto. Secondo le ricostruzioni ufficiali della Capitaneria di porto, del governo e degli organi giudiziari, la causa dello scontro sarebbe dovuta a una “nebbia fittissima“ e all’imperizia del comandante Ugo Chessa. I soccorsi non sono mai arrivati al traghetto ma si concentrarono solo sulla petroliera. Venne infatti dato per scontato che i passeggeri del traghetto fossero già morti nella prima mezz’ora dopo la collisione. Una verità, quella ufficiale, a cui i parenti delle vittime, in primis i figli del comandante, Angelo e Luchino, non hanno mai creduto, e che li ha portati a lottare in tutti questi anni per fare chiarezza sull’ennesimo “mistero d’Italia”.
Elemento centrale del racconto sono le testimonianze di esponenti delle istituzioni, avvocati, giornalisti ed esperti del caso e dei famigliari delle vittime soprattutto quella del figlio del comandante del Moby Prince, Angelo Chessa, scomparso pochi giorni dopo l’intervista rilasciata per il documentario e che rappresenta quindi la sua ultima testimonianza sulla vicenda. Dopo anni di lotte e l’intelligente ricerca di nuove prove, Angelo e le associazioni dei familiari delle vittime riescono a far riaprire l’inchiesta due volte archiviata, fino alla nomina della seconda commissione parlamentare. È grazie a queste indagini che si riesce a dimostrare che quella notte nella rada non c’era nebbia, che il comandante non sbagliò e che i soccorsi scelsero deliberatamente di salvare gli uomini dell’Agip Abruzzo e non i passeggeri della Moby Prince, di cui una parte sopravvisse a bordo, a giudicare da tutte le evidenze, per un tempo compatibile con un intervento di soccorso dell’autorità pubblica: un soccorso mai arrivato.
Per la prima volta rilascia anche una lunga intervista sulla tragedia Vincenzo Onorato, al tempo giovane armatore del traghetto e ancora oggi Presidente della Moby Lines. Accusato in alcuni frangenti di avere delle responsabilità nelle cause della collisione, Onorato racconta in modo dettagliato la sua esperienza diretta nella vicenda e risponde alle accuse che gli sono state rivolte negli anni. Ma soprattutto dà la sua versione sulle cause più plausibili dell’incidente.
Arricchiscono la narrazione le testimonianze di Luca Salvetti, sindaco di Livorno, all’epoca giornalista di Granducato Tv, che fu tra i primi ad arrivare in porto la notte del disastro; Gregorio De Falco, ex capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno al tempo del naufragio della Costa Concordia – celebre per il suo dialogo con Schettino in cui gli intimava di tornare a bordo – ascoltato come esperto dalla Prima Commissione d’Inchiesta del Senato; Enrico Fedrighini, giornalista e autore del libro “Moby Prince: un caso ancora aperto”. E ancora i familiari delle vittime: oltre ad Angelo Chessa, il fratello Luchino Chessa, attuale Presidente dell’Associazione 10 Aprile, Paola Bruno, madre del giovane passeggero Alberto Bisbocci e Francesca Sini, figlia del passeggero Antonio Sini, che hanno lottato per tutta la vita con l’Associazione 140 per cercare verità e giustizia.